Oggi le aziende comunicano per sentirsi meglio, non per guadagnare di più.
O almeno questo è ciò che fa la maggior parte, perché hanno visto l’evoluzione del web passargli sotto il naso, e oggi – solo oggi – hanno capito che è importante esserci, anche se esserci non fa nessuna differenza.
Ironia della sorte il cambiamento arriva sempre troppo tardi nelle aziende, e questo perché mancano di ambizione, lungimiranza e buon senso.
Le aziende dovrebbero essere in costante cambiamento, in continua evoluzione, perché la selezione naturale non risparmia nessuno.
Eppure aspettano la crisi per cambiare. E nonostante tutto non intendono rivedere nulla di ciò che “funziona”.
Preferiscono pagare 200€ al mese in più al figlio di un amico per gestirgli i social network
- senza valutare la sua formazione
- senza approfondire l’argomento
- senza investire nelle sponsorizzate
- senza saper valutare la qualità del lavoro
- senza guardare le metriche dell’engagement
- senza aver pazienza di aspettare
- senza il coraggio di distinguersi
- senza un supervisore “esperto”
La triste verità è che chi fa questo genere di scelte rientra in due categorie di imprenditori:
- quelli che non capiscono che stanno per chiudere
- quelli che non tengono alla loro azienda come un figlio
Perché se tuo figlio stesse per morire ti comporteresti in modo molto diverso.
Diventeresti un esperto di quella malattia in un mese o due. Passeresti il tempo a fare ricerche per trovare delle soluzioni.
Non risparmieresti sulla benzina per andare dall’altra parte del paese a farlo curare. Pagheresti la tecnologia più avanzata e in casi estremi proveresti anche delle cure sperimentali, pur di non lasciarlo andare.
In poche parole, nessuno darebbe un placebo al proprio figlio morente.
Ma quanti imprenditori usano dei palliativi nelle loro imprese? La risposta è troppi.
Fare marketing in questo modo serve solo a sentirsi meglio, non a guadagnare di più, non a salvare dei posti di lavoro e l’impegno di una vita.
Chi non può permettersi le reali soluzioni al suo problema ha quindi solo 2 alternative:
- accettanre le conseguenze
- risparmiare sulle spese inutili e spostare il budget in qualcosa che faccia la differenza
Perchè la comunicazione placebo, ovviamente, non è una soluzione.
Molte persone, incredibile pensarlo oggi nel 2017, non sanno ancora dove si trova la barra di ricerca internet o come si comunichi via e-mail.
La propensione al cambiamento in genere si associa, chissà perché, a timore, ansia o semplicemente paura di ristabilire nuove regole nuovi ritmi.
Il cambiamento può essere invece la svolta, la soluzione a mille situazioni incerte o non più idonee per la realtà in cui ci troviamo oggi.
La capacità di cambiare e di provare nuove opportunità può essere invece entusiasmante e può permettere di aprire gli orizzonti sia del singolo sia delle aziende.
Oggi abbiamo l’obbligo di rimanere connessi alla costante evoluzione .
Concordo, la novità è opportunità.
È proprio nei momenti di crisi che si è costretti a cercare nuove formule di salvataggio impresa; Quindi la crisi economica non è sempre negativa…anzi ci obbliga a fare un’autocritica e a darsi da fare x arginare le possibili falle.