Tra gli oltre 34.000 tweet del neopresidente uno solo mi ha colpito:
Durante le elezioni pensavo scherzasse. Ero certo che fosse solo un altro modo per attirare la voce attorno a se con l’obiettivo di eclissare la Clinton: seconda in partenza.
Quando ho letto però che nel suo primo giorno alla casa bianca ha eliminato ogni riferimento al surriscaldamento ho iniziato a prenderlo sul serio.
Anche perché la sua intenzione nel privilegiare i combustibili fossili rientra nei suoi 19 punti.
Programma che a quanto pare sta effettivamente seguendo, al contrario dei politici a cui siamo abituati in Italia.
Questo mi ha fatto ripensare alla straordinaria tavola rotonda della Silicon Valley raccolta a dicembre. L’elenco completo comprende:
- Elon Musk, CEO di Tesla e SpaceX
- Larry Page, CEO di Alphabet (Google)
- Eric Schmidt, capo esecutivo di Alphabet
- Satya Nadella: CEO di Microsoft
- Brad Smith, presidente di Microsoft
- Tim Cook, CEO di Apple
- Jeff Bezos, CEO di Amazon
- Sheryl Sandberg, COO di Facebook
- Ginny Rometti, CEO di IBM
- Bryan Krzanich di Intel
- Chuck Robbins, CEO di Cisco
- Peter Thiel, fondatore di PayPal
- Safra Catz, co-CEO di Oracle
- Gary Cohn, presidente e COO di Goldman Sachs
- Alex Carp, CEO di Palantir
- Reince Preibus, capo di RNC
- Mike Pence, governo dell’Indiana
- Wilbur Ross, segretario del commercio
- Stephen Miller, consulente di Trump
- Steve Bannon, CEO della campagna di Trump
Presenti anche i tre figli Ivanka, Donald Jr ed Erik Trump, insieme a Jared Kushner il figlio acquisito.
Importanti ovviamente i primi nomi, tra cui il più importante in cima (non si è presentato ma ha avuto un colloquio in seguito).
Se questo visionario è infatti impegnato ad aiutare il mondo verso la grande transizione energetica, come può essere diventato un grande amico di Trump che al contrario vuole soffocarla con i derivati del petrolio?
La risposta che mi sono dato risiede nell’enernet: l’inevitabile evoluzione contro cui nessuno potrà combattere.
Checchè se ne dica Trump è un uomo astuto e all’avanguardia – l’ha ampiamente dimostrato con la sua vincente comunicazione politica – ed è sicuramente a conoscenza del neonato trend destinato a cambiare le nostre vite.
Altrettanto certamente è consapevole che gli USA saranno i piloti di questa rivoluzione come per ogni altra nel mondo tecnologico.
Non c’è quindi da stupirsi che abbia optato per un’opzione di questo genere, perchè:
- in primo luogo ha guadagnato una significativa fetta di voti, sia dai poteri forti che dai proletari collegati al mercato dell’oro nero.
Per sua fortuna questo non ha significato, dall’altra parte, una gran perdita di numeri.
Questo perché negli Stati Uniti in pochi prendono seriamente il problema del riscaldamento globale, nonostante quasi nessuno sia a conoscenza dell’enernet e delle altre soluzioni in via di sviluppo.
- Oltre ai voti Trump si è assicurato un’economia redditizia nel breve-medio periodo, che sfrutta le enormi riserve del Paese risparmiate negli anni per elevare lo status monetario ancora più in alto.
- E nel frattempo, sotto il suo governo, vedrà l’evoluzione della tecnologia rinnovabile che, sempre più economica e scalabile, garantirà una stabilità economica alla federazione nel lungo periodo.
Non ho quindi dubbi che nonostante la sua scelta non ostacolerà l’evoluzione della rete rinnovabile condivisa, così come la diffusione delle auto elettriche, entrambe rivoluzioni a cui Musk ha dimostrato di tenere e credere, e che renderanno “l’America grande di nuovo”
Incredibilmente, proprio grazie al connubio Donald-Elon, possiamo dormire sonni tranquilli.
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