L’usanza è nata attorno al 1650 da Luigi XIV che la indossò dopo aver visto questi foulard annodati al collo dei mercenari croati, trasformandola presto in una moda in tutta Europa.
Ma perché oggi è ancora in voga? Le mode cambiano in continuazione, come può questa essere durata quasi 400 anni?
La motivazione è come sempre psicologica, e ha origine proprio nella guerra dei 30 anni. Come il rosso è in grado di farci apparire più forti, un nodo al collo ha implicazioni psicologiche sottili.
Perché la cravatta è letteralmente un nodo che potrebbe strozzarti, un cappio a tutti gli effetti, non un semplice ornamento.
Infatti era in grado di far sentire gli avversari in potere su chi la indossava, come un boia sul patibolo, portandoli a sottovalutare i nemici.
Come moda poi riuscì a diventare uno status sociale di cui i ricchi andavano ghiotti, fino a diventare un abbigliamento tipico dell’uomo d’affari unendo la sottile vulnerabilità alla tradizione.
Oggi però viene associata più alla politica che al business e per questo molti imprenditori stanno abbandonando questa prassi, anche perché psicologicamente è un fattore di apparente sottomissione.
Agli elettori o ai clienti, all’opinione popolare, al proprio capo o più semplicemente all’etichetta.
La cravatta si è trasformata quindi da sinonimo di eleganza a simbolo di questa sottomissione ad un sistema di opinioni allargato, a cui tutti hanno preso parte inconsapevolmente.
Quindi per tornare alla vera libertà di azione, all’apertura mentale priva di schemi, un primo passo potrebbe essere proprio quello di eliminare la cravatta, che in fin dei conti a nessuno piace indossare se non per senso di appartenenza.
Sergio Marchionne e’ un esempio lampante di chi vuole distinguersi con la semplicità da questa vecchia eleganza.
Beb detto. Marchionne ha il vantaggio di essere in cima alla piramide di Maslow, il vero coraggio è farlo ai gradini più bassi.